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Spillo
Non badare a me
non farci caso
è solo un piccolo taglio
solo qualche goccia nera
densa di vita
è più simile a una puntura
a uno spillo
che ti risveglia dalla quiete
serviva, dico davvero
E poi passerà. -
Berlino
Quando Marta tornò a casa non aveva idea che Diego sarebbe stato lì ad aspettarla.
Entrando in cucina posò la borsa e le chiavi, e notò che Diego era fuori sul balcone a fumare. Quando lui se ne accorse salutò con un cenno e un mezzo sorriso attraverso il vetro; restò ancora a prendersi il tempo per finire la sigaretta, prima di entrare.
L’alloggio in cui vivevano era uno sgangherato bilocale al terzo piano nella periferia di Milano: due camere, un bagno, la cucina e un piccolo balcone. La stanza più grande delle due era condivisa tra Marta e Sara – che in quel pomeriggio si trovava in università – mentre la camera singola era di Diego.
Lui che l’indomani sarebbe partito per Berlino per continuare gli studi; quello sarebbe stato l’ultimo giorno prima della partenza. Prima di lasciare vuota la sua camera.
Marta richiuse la zip della giacca che aveva ancora indosso, prese un respiro profondo e uscì fuori sul balcone.
– Ciao! – tentò Diego con un mezzo sorriso: niente, silenzio.
Lei replicò con un cenno inespressivo.
Era dicembre inoltrato, ormai. Faceva molto freddo, e il vento era gelido e tagliente, specie su naso e le orecchie.
Marta non aveva affatto l’aria di chi volesse prenderla con leggerezza, o tanto meno sforzarsi; uno dei suoi più cari amici stava per andarsene lontano, lasciando un vuoto in quella casa, chissà per quanto tempo.
– Parti domani mattina?- chiese lei a bassa voce.
– Sì, domattina… Il volo parte in tarda mattinata; dovrò svegliarmi presto per arrivare con un po’ di anticipo. Sai, il check-in e tutto il resto… –
– Fai bene. In questi casi è meglio non fare le cose di fretta… – Poi calò il silenzio.
Diego allora fece un’ultima nota, spense la sigaretta, per poi sospirare.
– Sai, non sono così emozionato per la partenza… Devo ancora realizzare che sto per partire, che sto per cambiare completamente vita, capisci? Tra qualche giorno sarò in un posto completamente diverso, da solo, e questo un po’ mi spaventa…”
Marta continuò a rimanere in silenzio senza rispondere, si limitò ad ascoltare, per poi finire il discorso in un lento abbraccio, senza dire una parola. Entrambi sapevano che le parole in quel momento proprio non servivano.
– Ti va di fermati a cena?- chiese Marta.
Dopo qualche secondo per riflettere Diego acconsentì, a patto di non fare tardi.
Apparecchiarono tavola ascoltando musica e parlando del più e del meno, ricordando una serie di episodi e situazioni divertenti del passato. Nel mentre arrivò anche Sara, che dopo i saluti si unì a quel revival di ricordi che i suoi amici avevano imbastito. Era come ribadire quello che è stato, ricordando le cose più buffe, quelle che ogni volta che si raccontano qualcuno tira fuori un dettaglio che sembrava andato perduto.
Mangiarono tutti e tre assieme, raccontandosi storie, ridendo, ridendo fino a farsi andare il cibo di traverso.
Consapevoli forse che nel salutarsi non si sarebbe potuto fare a meno di piangere. -
L’occhio della Tigre
Dentro di te, se guardi
c’è una giungla
osservala.
Lascia che i rumori ti spaventino
lascia che ti vedano
le belve feroci nascoste tra i rami.
Chi urla tra le foglie?
Guardati, sei tu!
E’ l’occhio della tigre che ti guarda.
L’attesa nevrotica
di chi abbassa la guardia
al calare del sole. -
Corri corri
Corro
Corro continuamente.
Mi ritrovo sempre a correre
a sudare
con il fiato corto
cortissimo
A fatica riesco a vedere
chi mi aspetta
e poi scappa.
Chi si volta
e poi corre via
senza saperlo
mi sfugge.
Giocano tutti a sfuggirmi.
Ma nel rincorrervi
nello starvi dietro
voglio credere
che stia tutto quello per cui vivo.
il sudore
Il pianto
L’adrenalina.
Il magico cuore in gola
dei bambini che corrono
giocando a rincorrersi. -
Piccolo Pescatore
Piccolo pescatore
quanta pazienza
Quanta pazienza serve
per svegliarsi alle prime luci dell’alba?
Esci correndo, come al solito
sbattendo il portone
inciampando per la fretta
con i tuoi stivaletti gialli
tra un secchio e la canna da pesca
con i tuoi vestiti spiegazzati
e un sacco di sbadigli
Piccolo pescatore
eccolo il mare
È pieno di granchi tra gli scogli
stanno fermi a mezz’acqua
nel loro fare le bolle
mentre tu, paziente
aspetti che abbocchino i pesci
Piccolo pescatore
ti si chiudono quasi gli occhi
nella strana quiete del mare
dal suo ipnotico infrangersi
mentre tu, paziente
vorresti qualcosa da mangiare
un panino
o una Brioches e un succo di frutta
Aspetti che arrivi tuo padre
che, come te, è sempre in ritardo
Piccolo pescatore
volano sopra di te tantissimi gabbiani
cantano e planano sul mare
sono lì
per il tuo stesso motivo
Quindi soffiati il naso,
lancia la lenza
e lascia che il mare
ti senta fischiare. -
La Notte
Il silenzio alla fine si è preso il suo spazio
Nelle pieghe del cuscino l’ombra ha finalmente trovato riparo
Anche la polvere a quest’ora ha smesso di volare
Solo le lancette non dormono mai, anzi
I secondi sembrano correre veloci
facendo un gran baccano
Lei è anche questo
E’ il sangue che scorre nelle orecchie,
le sagome che camminano nel buio,
un battito che sembrava volesse saltare:
Un’idea
Un lampo di genio che vaga, cambia forma
E cresce bagnato da mille fantasie
E’ lei
E’ quanto di più psichedelico esista
E’ un gatto nero
che a volte ti vuole per sé.
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Cleopatra
Ti fumi le parole e neanche te ne accorgi
Non piangere
Stai tremando senza freddo
E per cosa? Per chi?
Guarda piuttosto
quanto è bella la città di notte
come il blu si fonde con il giallo
come i tuoi orecchini dorati
brillano nella notteMa guardami
non sono che un giovane stupido
un incorreggibile sbadato
sempre in ritardoMa questa sera, piccola Cleopatra
sono venuto di corsa
apposta per abbracciarti
più forte che possoA modo mio sono qui
per asciugarti le lacrime
prenderti per mano
sotto i portici
ed accompagnarti a casa
in silenzio. -
Il Porto
Mai ci scorderemo dei giorni
in cui eravamo seduti sui tetti
come fanno i gatti
Con la brezza marina tra i capelli
a osservare le navi salpare
testardi fino all’ultimo
non avevamo bisogno di niente
se non di un paio di remi e una barca di legno
Siamo sempre a correre sulla terra ferma
stiamo diventando seri
troppo seri
Armati di bussola
pensando a quale vento seguire
sbrighiamo le solite faccende
stringendo nodi e raccogliendo reti
in attesa che il mare si agiti
per poi calmarsi
E ogni sera
quando il sole cede il posto alla luna
ci rintaniamo nei nostri letti
issando le vele di coperte
ci prepariamo a salpare
levando le ancore
per andare a dormire.